Abbiamo cominciato le nostre riflessioni, prendendo spunto dal libro di testo; riportava un brano tratto da "Storie di grandi libri", di Alberto Manzi.
Il protagonista era Orzowei, di cui tutti conosciamo la storia e le avventure. Mi è sembrato adatto per far riflettere i bambini sul significato della parola "discriminazione".
Il nostro testo ci proponeva, poi, anche un brano tratto da "Il razzismo spiegato a mia figlia", di Tahar Ben Jelloun e ne ho approfittato per riflettere con loro su come la diffidenza per chi, sembra diverso, può facilmente degenerare in disprezzo e, ancora di più in odio.
Abbiamo, perciò letto due bellissime poesie, che ci hanno fatto capire che essere uguali non vuole dire necessariamente somigliarsi; l'uguaglianza va ricondotta al fatto che apparteniamo all' unica razza umana e che comune e normale non hanno lo stesso significato. Il fatto che il razzismo sia un atteggiamento corrente, cioè comune a tante persone, come afferma l'autore del libro, non vuol dire che sia giusto o normale non rispettare, o peggio disprezzare, qualcuno che è differente da te, per aspetto e/o cultura.
Chi l’ha detto che noi siamo uguali?
Io quasi nero tu quasi bianco.
A renderci uguali non basta
che siamo compagni di banco.
Parliamo due lingue diverse
mangiamo diverse minestre
ci affidiamo a cieli diversi
festeggiamo diverse le feste.
Ci addormentano fiabe diverse
son diverse le conte del gioco
la distanza si accorcia e si allunga
e ogni tanto sparisce per poco.
Però tutti e due abbiamo un cuore
un cervello, due piedi, due mani
sangue rosso che ci rende uguali
a miliardi di esseri umani.
Abbiamo, infine, riflettuto sull'indifferenza, di molti, nei confronti del "male altrui" e sulla decisione, di pochi, di fare scelte coraggiose e abbiamo scritto le parole per combattere l'indifferenza.